Ottobre 7, 2024

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UN AMORE SVANITO

Avevo quindici anni quando mi ero messo d’accordo con un mio amico nel dire a mio padre che i suoi genitori mi avevano invitato di trascorrere una breve vacanza nella loro casa di campagna, per dieci giorni, ma la realtà di questa bugia era che avevo organizzato di andare a Roma, per me la città più bella del mondo, e a quel tempo lo era.

     Quei giorni li ho vissuti incantato dalle bellezze e dalla vita spensierata che la gente sembrava condurre, avevo trovato una camera in una pensione in centro, li ho conosciuto un ragazzo mio concittadino che frequentava l’università a Roma, lui mi ha dato alcune indicazioni utili.

E’ stato grazie a questo incontro con questo giovane, che mi spronò ad iscrivermi alcuni anni dopo, all’Università a Roma.

     Durante il mio soggiorno a Roma, una mattina volli andare a Tivoli per visitare le cento cascate e alla fermata del bus notai una ragazza che mi si avvicinò per chiedermi se di la passasse il bus che portava a Tivoli, io dissi di si. Iniziammo così a conversare, le chiesi di quale nazione fosse, quanti anni avesse, anche se alle donne non si chiede, e cosa facesse nella vita.

     Mi disse che era Nicaraguegna di Managua, la capitale, aveva 19 anni e studiava filosofia a New York. Mi disse anche che suo padre era un chirurgo e possedeva una clinica nella grande mela, che lei stava andando a visitare il fratello, dirigente della Citroen a Marsiglia.

     Quando dovetti parlare di me, mi trovai in grande difficoltà, viste le credenziali di cui lei mi aveva riferito. Lei si chiamava Maria. Io le dissi che avevo 18 anni e non 15, e che ero a Roma per scrivermi al primo anno di economia, che ero di Palermo, lei ha storto il naso forse  per lo stereotipo della mafia che noi siciliani ci portiamo dietro; io non ebbi il coraggio di chiederle perché. 

     Conversammo per tutta l’escursione, nel pomeriggio facemmo ritorno alla Capitale, dopo esserci saziati delle meraviglie che Tivoli ci ha mostrato.  Durante il viaggio di ritorno, cercavo di pensare come avrei fatto, ma non sapevo con quale scusa avrei potuto invitarla, non avendo mezzi di locomozione, a visitare alcuni monumenti, e allora mi sovvenne l’idea che avrei potuto chiedere al mio amico universitario di accompagnarci, essendo che lui possedeva un automobile.

      Gli chiesi se avessi potuto invitarla a vederci quella sera, se non avesse altri impegni, era probabile che nei quattro giorni che trascorreva a Roma avrebbe potuto conoscere qualche ragazzo che l’avesse corteggiata, cosa molto possibile per la sua bellezza; invece lei subito rispose di si e mi disse di passare a prenderla al suo albergo, alle otto di quella sera.

LA MIA ATTIVITA’ PROFESSIONALE

Decisi di aprire lo studio, inizialmente senza andare via dal cantiere, e una volta acquisiti diversi clienti, lavorare a tempo pieno, quello che era la mia professione. Presi in affitto un locale di tre camere in centro città, il necessario arredamento e macchine contabili, e ho assunto una segretaria, per potere tenere tutto il giorno lo studio aperto. Io andavo a lavorare in cantiere dalle sei del mattino fino alle sedici del pomeriggio, poi andavo allo studio fino alle venti e alle volte alle ventuno della sera. Lavorando nel settore della nautica, anche se da diporto, dovevo necessariamente tenere i rapporti con il cantiere navale di Palermo, per vari lavori e opportunità. Una sera, si presentarono in studio tre persone, un tecnico del cantiere navale, che io conoscevo e altre due persone. Una persona ben vestita con giacca e cravatta, l’altro con una tuta da operaio Mi dissero che volevano una consulenza, in quanto avevano intenzione di costituire una Società, per la sabbiatura e la pitturazione di navi, e dei serbatoi delle cantine Sociali di vino. Dopo un’ora, consigliai quello che avrebbero dovuto fare per costituire una S.R.L. Società a responsabilità limitata, quello con la tuta, che era colui che prendeva le decisioni, mi chiese quanto dovevano darmi per la consulenza. Io dissi 300.000 lire, udito questo il tizio balzò dalla sedia e mi disse: 300.000 lire per un’ora di lavoro, ma è esagerato, io risposi: mi dica lei da quanto tempo lavora, rispose, da quando avevo 10 anni, da quanto tempo guadagna, sempre da quando avevo 10 anni.  Bene dissi, mentre lei per tutti questi anni ha guadagnato, io ho dovuto studiare e quindi spendere per potergli dare questa consulenza. A queste mie parole il tizio, si compiacque e mi disse: Dottore le do l’incarico di costituire la Società, e tutto quello che occorre per gestire contabilmente e fiscalmente, disse ancora, lei è la persona giusta che noi cercavamo. Mi pagarono le 300.000 lire e stabilimmo quanto era il mio compenso per il lavoro assegnatomi, che è di 1.200.000.

Episodio tratto dal libro ” LA STRAORDINARIA VITA DI UN CITTADINO DEL MONDO”

Improvvisamente mi giunge in mente ciò che per me è stato più importante nella mia vita.
Un’altra donna ha segnato la mia esistenza.
I matrimoni non voluti e la vita amorosa frenetica sono state le conseguenze di questo amore segreto.
Ero un ragazzino quando mio padre prese in affitto una casa in campagna a 15 chilometri dalla città, per trascorrere l’estate durante il periodo di vacanze.
Gli era stata segnalata da un suo amico, suo testimone di nozze.
Questo amico aveva 7 figli, il più grande aveva 24 anni, poi c’era una ragazza di 22 anni, un’altra di 20 anni, un’altra di 18 anni, un ragazzo di 16 anni, una ragazza di 14 anni e infine una bambina di 10 anni.
Era una coppia all’antica, ogni due anni un figlio, comunque quando vidi la ragazza di 14 anni, aveva la mia stessa età, mi sono bloccato.
Diciamo subito che si chiamava Elisa, io trascorrevo tutto il tempo con lei e con la sorella di 18 anni, s’intende che per non creare la gelosia dei genitori, mi feci amico il ragazzo di 16 anni come pretesto per praticare quella casa e quella famiglia.
Il ragazzo era stato rimandato in 3 materie a scuola, la mattina andava in città con il padre per ritornare alle 16,00, avevo così molto tempo per stare con Elisa e la sorella.
Anche Elisa allo stesso modo mostrava interesse per me, ci cercavamo continuamente e quando non ci vedevamo, stavamo in pena.
Lei era una ragazzina di corporatura normale, era alta 1,65, capelli neri e occhi azzurri, un sorriso che mi faceva impazzire, era amorevole, delicata, a dire il vero mostravamo i nostri sentimenti.
Noi pur essendo amici ci comportavamo come due innamorati ma senza dirci mai niente.
Finita l’estate non ci siamo più rivisti, erano altri tempi e le ragazze non godevano di nessuna libertà, ci siamo rivisti nell’estate successiva, stesso tran tran, c’è da dire che il fratello mio amico era molto geloso della sorella e questo complicava le cose.
Passarono gli anni e non ci siamo più incontrati ma il mio pensiero era sempre rivolto a lei, era il mio amore segreto.
Una mattina andando in banca, una di quelle dove intrattenevo i rapporti, entrando con molto stupore la vidi allo sportello, mancava poco che mi venisse un infarto, lei è diventata rossa come un peperone tanto che i colleghi gli chiesero se stesse male.
Lei era sposata e aveva tre figli, era stata alcuni anni in America a Chicago e da poco era tornata in Italia.
Da quel giorno ci vedevamo quasi tutti i giorni e quando ritardavo lei entrava in panico.
Le colleghe avevano capito che era innamorata di me ma non si accorgevano del mio amore per lei, forse sapevo nascondere meglio i sentimenti.
Lei fece in modo che la sua famiglia facesse amicizia con la mia famiglia pur di vedermi e starmi accanto.
Più volte siamo andati a mangiare al ristorante, io, Elisa, i suoi figli, suo marito, c’era anche Lidia, la mia compagna e Alessandra mia figlia, per stare insieme si faceva di tutto.
Ne io e ne lei abbiamo detto “ti amo”, mai nessuna parola, solo sentimenti puri, sentimenti nascosti, quello che veniva classificato “amore platonico”.
Successe che, come ho già scritto, il 21 gennaio del 1986 ho avuto un’incidente in auto e sono stato ricoverato in ospedale per 4 mesi, Lidia non venne quasi mai, di giorno veniva mia zia Rosa , sorella di mio padre e rimaneva fino alle 19,00 della sera, poi alle 21,00 veniva mio fratello Roberto, che mi assisteva la notte.
Dalle 19,00 alle 21,00 rimanevo solo, solo per modo di dire perché alle 19,00 veniva Elisa e andava via 10 minuti prima delle 21,00, tutte le sere, per 4 mesi, con qualsiasi tempo.
Veniva mi portava da mangiare, mi imboccava il cibo, mi puliva le mani e il viso, proprio come si fa con i bambini, e poi andava via dopo avermi salutato tante volte.
Io guardavo tutti i giorni l’orologio aspettando che lei arrivasse, non vedevo l’ora.
Non posso dimenticare il giorno dell’operazione, Lidia non venne perché impegnata ad una lezione di laboratorio di chimica, c’era mio padre, mia madre, mio fratello Roberto ed Elisa.
Mi prelevarono per portarmi in sala operatoria e lungo il corridoio Elisa mi teneva la mano e mi ripeteva che tutto sarebbe andato bene, fino che entrai in ascensore.
Dissero che l’operazione durava 2 ore, non fu così, essendo allergico ad alcuni farmaci, essendo che avevo affisso sopra il mio letto un cartello con la scritta “ALLERGICO”, ma questo fu ignorato e quando mi somministrarono l’antianestetico feci shock anafilattico, la pressione scese a 40 e mi sentivo bruciare in tutto il corpo, allora sono accorsi tre anestetisti che mi hanno messo flebo con cortisone in tutto il corpo, ci volle un’ora per essere fuori pericolo e poterono continuare l’operazione.
Il tutto durò 4 ore e quando nel corridoio seppero quello che succedeva, mi racconta mio fratello che sia mia madre che Elisa piansero per tanto tempo, tanto che mia madre a cui avevo confidato che ci amavamo ed era tangibile, si avvicinò ad Elisa e l’ha abbracciata.
Il nostro è stato un amore d’altri tempi, ci siamo amati nel silenzio più totale.
Uscito dall’ospedale, mi ripresi subito, ogni giorno ci vedevamo in banca.
Passavano gli anni e quando c’è stato il tentativo di rapina a Lidia e mio padre, era proprio la banca dove lavorava lei.
Successe una disgrazia improvvisa, Elisa fu sconvolta da una grande tragedia, il marito perse la vita in un’incidente d’auto.
Era disperata, io non la lasciai nemmeno un minuto fino al giorno del funerale, mi ricordo quando entrai in casa sua con la bara del marito nel salone, Elisa quando mi vide, piangendo si buttò fra le mie braccia, io percepii che cercava conforto in me, mi strinse così forte non so dove gli venne tutta quella forza, anche io l’abbracciai con meraviglia dei presenti, parenti, conoscenti e non.
Da quel momento ogni giorno andavo a prenderla in banca e dopo un giro la portavo a casa dai suoi figli, un giorno mi disse: “tu sei il mio unico sostegno”.
Quando aveva 49 anni si è ammalata, era dimagrita tantissimo, dopo 2 anni mi confidò che aveva un tumore ai polmoni, io quando ero solo piangevo, sapevo che l’avrei perduta quanto prima, questo mi faceva sentire male, non riuscivo a pensare una vita senza di lei.
Penso sempre al suo sorriso e piango, mi manca tanto la sua dolcezza, la sua delicatezza.
E’ passato un altro anno, una mattina ricevetti una telefonata, era la sorella nostra vecchia complice, dicendo che Elisa è stata ricoverata in ospedale al centro tumori del civico di Palermo, io subito mi precipitai e quando arrivai trovai tutte le sue sorelle e i suoi fratelli e cognati vari.
Mi abbracciarono tutti piangendo anche io mi commossi, eravamo vecchi amici.
E’ rimasta ricoverata 40 giorni, poi i medici l’hanno dimessa dicendo che era arrivato il tempo, dando al massimo 1 mese di vita.
Io andavo a trovarla tutti i giorni e stavo con lei alcune ore, lei era lucida, quando mi vedeva gli veniva il sorriso, prendeva colorito in viso, io prendevo la sua mano e non la lasciavo più fino a quando andavo via.
Una sera erano le 23,00, ricevetti la telefonata della sorella dicendomi: Elisa ti vuole, io capii e mi precipitai.
Quando giunsi, l’appartamento accanto era pieno di gente, entrai nell’appartamento della sorella, dove c’era la stanza di Elisa, lei pregò la sorella che uscisse ed espresse il desiderio di rimanere sola con me.
La gente capì che da un momento all’altro se ne sarebbe andata a migliore vita.
Rimasi solo con lei quando mi disse di sedermi sul suo letto e tenendomi la mano disse: siamo arrivati al capolinea, io non ti ho detto mai niente ma ti amo con tutto il cuore da quando avevamo 14 anni, non ho mai smesso un minuto e so che anche tu mi ami.
Ho avuto un marito, sono stata una buona moglie e una buona madre, ma il mio cuore è stato sempre tuo.
A queste parole anche io mi sono manifestato mentre la sua voce e i suoi occhi erano sempre più piccoli, sempre tenendomi la mano, diede un profondo respiro e spirò.
Piansi a più non posso e anche ora che rivedo il film della mia vita, piango, mi manca tanto e ora che sono in coma sento che potrei stare con lei per sempre, d’un tratto sentii la sua voce, ella mi disse di tornare indietro, il destino aveva in serbo per me un’importante missione, capii quale fosse la sua volontà, raccontare del nostro amore, e così aprii gli occhi e tornai alla vita.
Improvvisamente i miei ricordi si interrompono, mi chiedo dove sono, visto che mi trovo coricato in un lettino, e monitorato, quando abbasso la testa, vedo all’altezza del mio cuore un ampio taglio, non capivo cosa stessi facendo lì.
Chiedo ad una dottoressa e mi dice che mi trovo in terapia intensiva perché sono stato operato al cuore in quanto in coma ho avuto arresto cardiaco.
Dopo qualche ora viene un giovane Cardiochirurgo e mi dice: siamo stati fortunati, io rispondo, sono stato io fortunato, no siamo stati noi Cardiochirurghi fortunati, ma lei non è stato fortunato, ma molto fortunato.

LA MIA DONNA IDEALE

I suoi occhi, profondi e misteriosi erano di un nero intenso come due pozzi senza fondo che catturavano l’attenzione di chiunque li guardasse. Erano occhi che raccontavano storie, con una luce brillante che rifletteva la sua intelligenza e la sua passione interiore. I suoi capelli, lunghi e fluenti, cadevano in morbide ciocche di un nero corvino, come la notte stellata. Sembravano un velo di seta che quasi occupava il suo viso, confondendo un tocco di mistero e sessualità alla sua presenza. La combinazione di una pelle morbida, occhi profondi e capelli neri le conferiva un’aurea magnetica e affascinante, che non passava inosservata in nessuna circostanza.

Rosario Cirimondo

UNA GIORNATA PARTICOLARE

Emi, era una gran bella ragazza di 25 anni, fisico impeccabile, a dire il vero qualcosa era nata, un’attrazione che mi mancava. Il 19 settembre partimmo da Roma per Manila attraverso Karachi in Bangladesh e BangKok in Thailandia. Molte ore d’aereo, arrivammo a Manila alle 17 del giorno dopo. Emi aveva prenotato una camera in un hotel a 4 stelle, in una zona IN di Manila. In aereo avevamo comprato una bottiglia di liquore e arrivati nella nostra camera al 5° piano, dopo avere fatto una doccia, ci siamo messi nell’ampio balcone nudi, coricati in una dondola di bambù. Sotto si vedeva una grande piscina a forma di due boomerang che si incrociavano, alcune persone facevano il bagno. Dal balcone, una veduta straordinaria, il mare calmo e le alte palme che dondolavano con un caldo venticello. Come ci sentivamo non ci sono parole, il mio corpo nudo strofinava quello di Emi, sorseggiando di tanto in tanto un bicchiere di liquore. Il desiderio di fare l’amore era al massimo, la passione ci faceva attorcigliare come se fosse stato un solo corpo. Non potevamo più aspettare, nella stessa dondola abbiamo fatto l’amore, una volta, due volte e anche tre è stato meraviglioso e unico.

Rosario Cirimondo

LA LUNGA ATTESA DELLA FINE

E poi c’era l’amore, un sentimento potente che aveva illuminato la mia vita in modi che non avrei mai potuto immaginare. Il suo sguardo amorevole che mi faceva sentire completo. E’ la mia roccia, il mio porto sicuro in mezzo alle tempeste. Sapevo che la mia morte avrebbe straziato il suo cuore, eppure, la sua presenza mi ha dato la forza di affrontare tutto ciò che mi attendeva. In quei momenti di profonda riflessione, mi rendevo conto che, nonostante la mia imminente fine, questi affetti preziosi avrebbero continuato a vivere dentro di me. Le loro memorie, le lezioni apprese e i sentimenti condivisi mi avrebbero accompagnato oltre la soglia della morte.

Rosario Cirimondo                                 

IL MIO AMORE NERO

Una sera fui invitato da una donna che era l’Agente pubblicitaria della Società finanziaria da me diretta, e avevamo instaurato un buon rapporto di amicizia.

Lei essendo a conoscenza che mi trovavo senza una donna, mi volle presentare alcune sue amiche, ma fra le presenti  mi colpì maggiormente una bella ragazza somala di 180 c,m,, faceva la modella di una molto nota casa di moda.

Beh era veramente una bella donna, aveva 26 anni, cominciammo una storia d’amore che durò 1 anno.

E’ stato un anno favoloso, intenso, devo dire che le donne nere non hanno meno delle bianche, sono molto calde e ti danno tutto di loro stessi, senza alcuna contropartita.

Appena conosciuti, un sabato mattina siamo andati a Montecarlo e ci siamo rimasti fino la domenica pomeriggio.

La gente ammirava Aisha, questo era il suo nome, era una donna che passava molto osservata.

Si durò poco, perché lei fu mandata dalla casa di moda in Cina e mi pregò piangendo che io andassi con lei, ma per andare proprio in Cina non mi andava per tanti motivi fra cui i miei tanti impegni di lavoro, ma soprattutto per il cibo.

Mi ricordo i giorni passati insieme, siamo stati una settimana in Germania, in occasione di una fiera di moda.

Io in quel tempo , fra altro, gestivo una Ditta di alta moda in pelle, vendevamo in tutto il mondo e quella volta andammo per una fiera a Francoforte, e grazie anche ad Aisha abbiamo avuto un grande successo.

Stavamo in fiera fino alle 17 e poi in hotel, inutile dire che facevamo l’amore con una passione mai vista, dopo andavamo a cenare e qualche volta al casinò  di Baden-Baden.

Devo dire anche che Aisha aveva un pelle più vellutata del velluto, io stavo tutta la notte ad accarezzarla tra un’amore e l’altro.

Un sabato pomeriggio siamo andati a Montecatini nota cittadina ad alta densità turistica, nota anche per le sue SPA, stabilimenti termali attrezzati per fornire trattamenti terapeutici ed estetici.

La Zona è molto frequentata  da noti personaggi del cinema, della politica, dello sport.

La sera al ristorante abbiamo incontrato famosi attori ed attrici italiani e stranieri, fra cui una molto nota attrice italiana di fama mondiale con cui avevo precedentemente intrattenuto un rapporto.

Aisha era tutto quello che un uomo può desiderare, una donna di una gentilezza mai vista,un portamento incantevole e sexy ma molto rispettoso.

Devo dire che anche le donne erano interessate a lei ma invano.

Ricordo il giorno che ricevette l’e-mail  che gli annunciava il suo trasferimento in Cina, lei non voleva andare anche per non separarsi da me, ma io non avrei voluto avere sulla coscienza la rinuncia alla sua crescente carriera.

Sacrificai l’amore per il suo avvenire favoloso.

Spesso la vedevo sfilare in televisione e mi commuovevo, ricordando quei stupendi giorni trascorsi con lei.

E ‘ così anche questo amore finì.

Rosario Cirimondo

IL MIO AMORE STRANIERO

Ti ho vista triste, ma dietro quella tristezza c’era tanta voglia di amare e di essere amata, come un direttore d’orchestra ha manovrato quella bacchetta per farti seguire da tutti gli orchestrali, ma nella tua mente non c’erano i musicisti ma c’ero io.

Con molta umiltà hai saputo conquistarmi giorno dopo giorno in silenzio camminando senza scarpe per non fare rumore, senza alcuna pretesa.

Io giorno dopo giorno avvertivo uno sconvolgimento interiore, quando qualcosa in me è scoppiato.

Tu sei  il mio amore straniero, un amore speciale e da donna triste e malinconica quasi ingenua sei diventata la donna che sei, piena di gioia, di felicità, l’amore ha fatto il suo miracolo, quello di aprire due cuori.

Lento sarà il mio disco che ti legherà a me, come un amore straniero per te volerò sulle ali nell’immensità, come un dolce pensiero io sento il mio amore straniero.

Rosario Cirimondo

 LA MIA ANIMA SPORCA

Era una buia giornata invernale, fra tanta gente in attesa che iniziasse la conferenza.

Ad un tratto il mio sguardo si incrociò con il tuo, per tutto il tempo delle due ore, quanto è durata la conferenza.

Nei nostri sguardi c’erano tante parole, tante cose da dire, ci siamo subito piaciuti e ci siamo amati  per otto stupendi mesi.

Ti guardavo negli occhi e mi avvinghiavo  al tuo corpo e sentire ogni cosa di te.

Un amore a cui  non potevamo e non volevamo sottrarci, perché ci apparteniamo come se esistessimo solo noi in questo Mondo.

Mi dicevi  che mi davi tutto di te, il tuo cuore, il tuo corpo, la tua anima, la tua vita, ed eri sincera.

Eravamo distanti ma tu mi raggiungevi, affrontando 7 ore di treno per raggiungermi e 7 ore per ritornare a casa, soltanto per stare 3 ore con me.

Siamo stati 10 giorni in viaggio, insieme giorno e notte, il tuo respiro si fondeva con il mio, come i nostri corpi.

Mi hai dato tutto di te, sei stata la mia unica sicurezza d’amore, ma io , stupido, non ho capito   quei momenti magici.

Ti sei donata completamente, senza chiedere niente, oltre il mio cuore.

Ma il destino è stato crudele, si ho rubato il tuo cuore e il tuo grande amore.

Manuela, ti ho procurato tanto male, tante atroci sofferenze, la mia anima sporca non ha avuto compassione di te.

Quando hai telefonato a casa mia, chiedendo di me e sfortunatamente non ho risposto io quella volta , ma ha risposto  la mia fidanzata ufficiale.

Manuela, sono passati tanti anni, ma la mia anima è ancora sporca per tutto il male che ti ho fatto, un rimorso che mi logora e mi tormenta giorno dopo giorno.

Ma una cosa voglio dirti con tutto il cuore, il mio amore per te era vero e sincero, ti ho amato immensamente.

Ogni notte nei miei sogni ci sei solo tu, io ti vedo e ti sento, un amore a cui non posso dire addio.

Come vorrei poterti parlare e chiedere il tuo perdono, solo così posso liberare la mia anima da un incubo che mi porterò in eterno.